La Uefa sta cercando da anni, con tutte le sue forze, di estirpare il razzismo dalle curve degli stadi europei. Nonostante le tante campagne mediatiche però la soluzione del problema sembra ancora essere molto lontana. Un esempio lampante e a tratti paradossale ci giunge dal campionato bulgaro, non nuovo a episodi del genere, l’ultimo in ordine di tempo si è registrato nella sfida tra Levski Sofia e Ludogorets disputata una decina di giorni fa. La partita era molto sentita e il tifo, come spesso accade negli eventi di cartello, lo si poteva definire con un eufemismo caldo. A fare scalpore uno striscione, che potete vedere in foto, sul quale era riprodotto il logo della Uefa (con una pistola al posto del continente europeo e la dicitura “Uefa Mafia”) e riportante il disgustoso slogan “Say yes to racism“, scimmiottando quello ben più famoso dell’organismo continentale.
A rendere la vicenda ancora più paradossale il fatto che, a quanto pare, nessuno sembra aver dato importanza alla cosa, almeno all’inizio. Non è stata aperta nessuna indagine dalla Uefa, mentre la federazione bulgara ha annunciato l’inizio di un’inchiesta soltanto molti giorni dopo, con colpevole ritardo. Gli unici a commentare e condannare il fatto sono stati gli stessi tifosi della curva del Levski, come se la faccenda non fosse già abbastanza assurda. Un portavoce del Levski Sofia National Fanclub ha infatti dichiarato: “Si tratta di un gesto di pochi idioti mascherati, che evidentemente non vogliono più far parte della nostra associazione”. Ora che anche un’indagine ufficiale è stata aperta il club rischia una multa di 19 mila euro e la squalifica del campo per una o più giornate. Il prossimo match sarà il derby con il Cska, non accade che si giochi senza pubblico da ben 66 anni e sarebbe un danno per tutto il movimento calcistico del paese.
Non è la prima volta che episodi del genere si verificano in Bulgaria. Nel 2012 la Uefa sanzionò il club di Sofia con una multa di 30 mila euro per alcuni striscioni molto pesanti riguardo al genocidio operato ai danni dei bosniaci da Mladic e Arkan (uno di questi recitava testualmente “Siete stati fottuti da Mladic e Arkan, ora tocca a noi”), tutto questo in occasione di una sfida in Europa League contro il Sarajevo. Altri cori razzisti contro i tifosi dello Steaua Bucarest sono costati la chiusura di un settore dello stadio al Ludogorets, in un passato non troppo lontano. Molti si chiedono se non sia il caso di intervenire con decisione sul problema, anche se non sarà facile. Ci sono carenze strutturali negli stadi bulgari che impediscono di isolare i colpevoli di tali gesti, senza considerare che il razzismo non sembra essere un problema confinato alle sole curve, quanto un fenomeno strisciante in tutte le fasce della società.
L’ultimo intervento della Uefa con motivazioni analoghe si è registrato pochi giorni fa con la sanzione che ha colpito il Partizan Belgrado. I suoi tifosi si sono resi protagonisti di comportamenti deprecabili in occasione della sfida di Europa League con il Tottenham, anche in questo caso non poteva manca il razzismo con uno striscione esposto in curva che recitava “Only Jews and pussies“. A poco sono servite le scuse ufficiali del club rivolte ai sostenitori degli Spurs, la stangata della Uefa è arrivata puntuale. Ma a quanto pare anche questo non sta producendo i risultati sperati, storie di questo tipo sono purtroppo frequenti, segno che il problema è della società tutta e non solo di una fetta che spesso etichettiamo come ultras.
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